30 mar 2016

Perché scienza e giustizia non dovrebbero mai incrociarsi

E dunque, arrivò finalmente la prova scientifica che la Xylella fastidiosa è la causa del disseccamento degli ulivi nella mia terra (qui).
Da subito, per istinto, mi sono schierato con gli scienziati; e non mi sono schierato contro la Procura di Lecce (che ricordiamo per altre clamorose minchiate sul caso Di Bella da parte di un PM casualmente poi candidato dall'IdV, fonte), ma con gli scienziati.
Non è la prima volta che gli scienziati vengono messi in stato d'accusa da parte della giustizia con motivazioni risibili (ricordiamo il caso L'Aquila, con gli scienziati ovviamente e fortunatamente assolti ma nel frattempo rovinati a livello di reputazione e di vita).

Non voglio entrare nel merito di nessuna di queste questioni, voglio spiegare, da uomo di scienza quale cerco di essere, perchè scienza e giustizia non dovrebbero mai incrociarsi.

Chiunque abbia fatto l'università in settori scientifici o giuridici, conosce la contrapposizione naturale tra questi due ambiti: la legge è il regno della forma, la scienza è il regno della sostanza.

Attenzione: non intendo essere trascinato in un dibattito su quale delle due sia migliore, perché semplicemente un migliore non c'è, sono cose diverse ed è bene che siano diverse.

È giusto che la legge sia il regno della forma: siamo uno Stato di diritto, ed è giusto e sacrosanto che gli arresti, le indagini, i processi siano condotti in un certo modo; anche e persino quando ciò produce delle storture (vedi i mafiosi scarcerati da Carnevale per vizi di forma). Perché non è giusto che la polizia ottenga prove in modo illecito (i.e. torturando o estorcendo confessioni), non è giusto che un imputato non abbia un difensore in grado di difenderlo, non è giusto che si ottengano prove con una perquisizione non autorizzata, eccetera eccetera.

È giusto che la scienza sia il regno della sostanza: soprattutto per quanto riguarda tecnica e tecnologia, che solo per questo post includo sotto la voce "scienza", non importa se dentro il PC ci sono MOSFET o nani vestiti di rosso, è importante che il PC faccia i conti che deve fare. Quanto alla scienza propriamente detta, non si contano le scoperte fatte seguendo metodi non convenzionali.

È giusto, perdio, che ognuno di questi ambiti rimanga così com'è. E che rimangano separati. Perché la scienza, per sua natura, non può mai avere certezze assolute. Quando qualcuno parla di "scienza esatta" sta usando un'espressione che non è altro se non un modo di dire, dal momento che le scienze non sono mai esatte in quanto per definizione partono da misure sperimentali affette da incertezza. In effetti il modo di dire "scienza esatta" è un'errata traduzione dall'inglese "hard science", da contrapporre alle scienze sociali o "soft science", ovvero quelle discipline che utilizzano metodi scientifici ma non sono scienze propriamente dette in quanto trattano argomenti troppo variabili (sociologia, psicologia, scienza politica, etc.)
La scienza è dunque il regno dell'incertezza: per gli strumenti dell'epoca, la Teoria Newtoniana della Gravitazione era assolutamente valida, poi misurando meglio si è notato che non era così.

La legge, invece, deve essere ed è il regno della certezza: non si mette in galera la gente nel dubbio che sia innocente (sempre partendo dal presupposto di trovarsi in uno Stato di diritto), una società più giusta si ottiene con la certezza della pena.

La legge non può ammettere, per definizione, l'incertezza che definisce la scienza. Ecco perché la giustizia, quando si parla di scienza, dovrebbe farsi da parte. Del resto, la scienza a colpi di processi l'ha conosciuta Galileo. E dovrebbe bastare, come esempio di quanto sia sbagliato procedere in scienza a colpi di processi.

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